venerdì 31 maggio 2019

...nel "Saggio sulla libertà"


John Stuart Mill
Il Saggio sulla libertà di John Stuart Mill(1806-1873) è un esempio di come il concetto di azione sia applicato alla socialità e alla volontà di attuare dei cambiamenti. Nel testo l'azione è sia quella che era stata definita dalla cultura occidentale come l'azione pratica, ovvero un'azione finalizzata ad uno scopo preciso, che potrebbe essere l'abbattimento di una tirannia, l'ottenimento di diritti negati, l'estinzione di una minaccia all'integrità della società, sia quella finalizzata a se stessa. Mill si concentra particolarmente sulla ricerca di un ideale di libertà e cerca di definire dei criteri in grado di garantire il benessere della comunità e la concessione dei diritti fondamentali. In particolar modo lo scrittore dà rilievo alla libertà di parola, di espressione, di associazione, di azione.

...nell 'evoluzione nel pensiero occidentale

immagine raffigurante una mano e degli utensili
A partire da Aristotele fino ai giorni nostri la parola azione assume il significato dettato dalla definizione, fornita dallo stesso Aristotele, di praxis, ossia l'azione non finalizzata alla produzione di oggetti, ma come comportamento pratico; il riflesso del pensiero sulla realtà. In San Tommaso(1225-1274), questo secondo significato veniva espresso con azione immanente, che trova il proprio senso all'interno dell'azione stessa. Un'ulteriore distinzione poi nel pensiero tomistico viene fatta a proposito del rapporto tra volontà ed azione: l'azione che coincide con l'atto stesso del volere; la stessa espressione della volontà è un'azione, il volere è di per sé un'azione; l'azione come quella attività comandata da una volontà che tende a realizzare quanto voluto.
Le concezioni di Hobbes(1588-1679) e Locke(1632-1704) sono vicine a questo significato, in quanto vedono l'agire umano sempre diretto da una volontà intesa come causa di ogni comportamento.




AZIONE...

"fallo funzionare...agisci!"
Il concetto di azione presuppone l' essere. Una prima definizione è stata data da Aristotele(384-322 a.C.), il quale sosteneva che le azione potessero essere divise in 2 categorie principali:
La poìesis, ossia la produzione di qualcosa di concreto che una volta creato è autonomo e non dipende più dal creatore;
La pràxis, ovvero l'azione morale che a differenza della prima ha fine in se stessa.
Infatti, come scrive Aristotele nell' Ethica nicomachea:"Il fine della produzione è altro dalla produzione stessa, mentre il fine dell'azione no: l'agire moralmente bene è un fine in se stesso."
Qualsiasi azione è preceduta da una scelta che viene certamente influenzata dal possibile esito.


  • Enciclopedia Garzanti di filosofia(1993).voce:"azione"